Il seminario propone un’analisi teorico-clinica centrata sull’esperienza psicoterapeutica con un bambino affetto da una rara patologia neurologica congenita, che compromette gravemente l’espressività facciale. Il caso si inserisce in un quadro relazionale complesso, segnato da difficoltà comunicative e nella costruzione della dimensione simbolica. Attraverso l’approccio della psicologia generativa, verrà esplorato come la sofferenza del bambino e l’assenza di parola possano esprimere una frattura nel processo di separazione-individuazione. In questo scenario, la relazione terapeutica diventa uno spazio di trasformazione dove il pensiero può nascere attraverso la relazione, anche in assenza del linguaggio verbale. Facendo riferimento alla teoria della funzione alfa di Bion (1962) e alla nozione di co-narrazione trasformativa di Ferro (2002) il seminario approfondisce il ruolo del terapeuta come contenitore e mediatore dei vissuti primitivi e non mentalizzati. Si porrà particolare attenzione all’impiego di strumenti preverbali come il rispecchiamento, l’imitazione e il gioco non simbolico, fondamentali per instaurare una relazione terapeutica quando il canale verbale è compromesso. Saranno inoltre illustrati alcuni mezzi espressivi utilizzati in terapia, come la narrazione co-costruita, la produzione di immagini grafiche e la manipolazione simbolica di oggetti, che hanno favorito l’emergere di significati emotivi e la costruzione di un linguaggio condiviso. Saranno inoltre trattati temi quali le implicazioni transgenerazionali della sofferenza psichica, le dinamiche transferali e controtransferali nel campo analitico, il ruolo del terapeuta nell’“essere con” il paziente in una posizione affettivamente sintonizzata e non interpretativa, e il valore del lavoro multidisciplinare, che coinvolge famiglia e scuola nel costruire una rete di sostegno al percorso terapeutico. Le vignette cliniche illustrate durante il seminario offriranno uno sguardo approfondito su come, anche in presenza di gravi disturbi della comunicazione e del Sé, sia possibile, attraverso l’esperienza emotiva condivisa, favorire l’emergere di simbolizzazioni e narrazioni che aprono alla possibilità di crescita psichica.
Bibliografia: • Arru, P. (2009). La mia storia di psicoterapeuta infantile. In A. Marcoli (Ed.), E le mamme chi le aiuta? Come la psicologia può venire in soccorso dei genitori (e dei loro figli) (pp. 212–225). Milano, Italia: Mondadori. • Arru, P. (2022, October 19–22). Being creatively in the therapeutic relationship. The child without a smile [Paper presentation]. XXII International Forum of Psychoanalysis, Madrid, Spagna. • Ferro, A. (1992). Tecnica della psicoanalisi infantile. Milano, Italia: Cortina. • Marcoli, F. (2005). Brutto è il Bello e Bello il Brutto. Lugano, Svizzera: IRG. • Marcoli, F. (2013). Il pensiero affettivo: «Fare storie» con i bambini. Lugano, Svizzera: IRG. • Ogden, T. H. (2007). L'arte della psicoanalisi: Sognare sogni non sognati. Milano, Italia: Cortina. • Vallino, D. (1998). Raccontami una storia: Dalla consultazione all'analisi dei bambini. Roma, Italia: Borla Editore. |