È il titolo di un articolo di cui trascrivo il riassunto. È forse giusto non dare più troppo peso al “caso Masson” degli inizi del 1980 sull’abbandono della teoria della seduzione da parte di Freud, ma seFerenczi fece una denuncia simile già nel 1932, allora forse è il caso di tenerne conto in rapporto al modus operandi di Freud tendente a trasformare la realtà in fantasia. È assolutamente giusto non criticare uno studioso riferendosi alla sua vita privata, ma se si può dimostrare che la teoria e la pratica concepiti da Freud hanno uno stretto collegamento con le sue vicissitudini, innanzitutto infantili, allora penso che valga la pena interrogarsi sull’origine di quel modus operandi. È vero che l’analisi filologica di un testo è sempre un dato parziale, per quanto essenziale, per comprenderne i contenuti, ma se l’analisi dei tre drammi sofoclei della saga tebana dimostrano in modo inequivocabile che negare la realtà o trasformarla in fantasia è stato fatto da Freud anche in questo ambito, allora abbiamo un terzo e penso definitivo tassello a dimostrazione che quel suo modus
operandi è stato pervasivo, estraneo alla scienza e inadeguato a sostenere un modello terapeutico sensato, da cui l’auspicio di una sua messa a riposo in un museo delle idee, a disposizione deglistorici della cultura e della psicoanalisi.
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