La concezione psicoanalitica della rappresentazione si colloca alla confluenza delle diverse dimensioni dell’esperienza umana: fra corpo e linguaggio, fra intrapsichico e intersoggettivo, fra emotività e cognizione. In questo senso la riflessione attorno al lavoro di rappresentazione impone l’adozione di una posizione epistemologica ipercomplessa e refrattaria a quelle spiegazioni chiare e semplicistica che costituiscono “une injure faite à l’être humain” (Braunschweig e Fain, Eros et Antéros, p. 143). All’interno di questa cornice – partendo dalla riflessione freudiana – verranno presentate le diverse direttrici teoriche che consentono di restituire alla concezione psicoanalitica della rappresentazione la sua irriducibile complessità. Verranno così affrontati i seguenti concetti : rappresentazione di cosa e di parola, rappresentante d’affetto e rappresentante ideativo, rappresentante psichico della pulsione, eterogeneità del significante psicoanalitico, etc. Si proseguirà sottolineando i limiti di una concezione del funzionamento mentale incentrato attorno al concetto di rappresentazione, e la conseguente necessità – fondamentale per la comprensione delle patologie “moderne” – di considerare anche quelle dimensioni dell’esperienza che si collocano al di là della rappresentazione. Infine si rifletterà attorno alla centralità assunta della dimensione onirica nel processo di trasformazione dell’irrappresentato in rappresentazione (Bion, Ogden, Ferro, Botella). |