Nel 1906 Carl Gustav Jungpionerizza l’utilizzo della psicofisiologia (misure di conducibilità cutanea) come un approccio utilizzabile per migliorare l’efficacia della psicoterapia (Jung, C. G. Studies in word association 1906). Oggi sappiamo che gli strumenti della fisiologia, quando applicati nel modo corretto, offrono molteplici vantaggi allo studio, alla diagnosi e alla terapia delle disfunzioni psicologiche e delle psicopatologie. La psicofisiologia si occupa di stabilire i correlati fisiologici delle principali condizioni psicopatologiche e l'esame quantitativo dei suoi indici è parte integrante della procedura psicodiagnostica. E’ indubbio che questo approccio può essere molto vantaggioso quando l’occhio clinico non riveli nulla di significativo, permette per esempio di rilevare atteggiamenti difensivi, strategie di evitamento, può smascherare emozioni nascoste, aiutare il paziente a controllare impulsi non voluti, ecc. Da allora questo approccio tecnologico si è molto evoluto, e grazie ai recenti sviluppi tecnologico oggi le tecniche psicofisiologiche rappresentano uno strumento fondamentale per il terapeuta sia nella fase diagnostica, che nella terapia attraverso le tecniche del biofeedback e del neurofeedback. Tra le tecniche di cui parleremo dal punto di vista pratico e applicativo: le misure di conducibilità cutanea, l’elettromiografia di superficie, la termografia cutanea, il biofeedback respiratorio, l'elettrocardiogramma, il fotopletismografo, la frequenza cardiaca e la sua variabilità, la contrattilità cardiaca, l’elettroencefalografia e i potenziali evocati corticali.